L’ormai biennale vicenda dello “stato di emergenza” è una vicenda di crimini contro l’umanità, che ha avuto anche i suoi lati tragicamente grotteschi -non bisogna dimenticare che il governo per una fase ha anche vietato il sesso, imponendo di incontrare solo “congiunti”-, il tutto sulla base dell’invocazione di una “pandemia”, pompata ad arte dalla grancassa dei mass-media, grande pretesto per la sperimentazione di un nuovo tipo di sistema autoritario, che trova teorizzazione esplicita nell’ipotesi di Great Reset, così come descritta nell’omonimo libro del leader del World Economic Forum Klaus Schwab, il più importante teorizzatore, del resto, della cosiddetta “Quarta rivoluzione industriale”.
Noi non siamo contrari alla tecnologia, ma siamo contrarissimi alla sua detenzione unilaterale da parte del potere autoritario, tendenzialmente distopico, che si esprime poi nelle proposte di grande digitalizzazione del sistema e dello Stato contenute nel Recovery Fund, questo nuovo modello di ristrutturazione neo-capitalistica a spese del contribuente, che fa fare la pace a neo-liberisti e neo-keynesiani, in nome del nuovo capitalismo di Stato, o, se si preferisce, Stato-capitalista.
Intanto, i governi Conte 2 e Draghi hanno sperimentato la violazione permanente della Costituzione, trasformandola da rigida a flessibile e derogabile a piacere, introducendo gradualmente il sistema cinese del “credito sociale”, del quale il green pass rappresenta solo il primo passo.
Il Partito Libertario, in particolare attraverso l’iniziativa dell’associazione confederata Diritto e Mercato, ha promosso varie iniziative in sede giudiziaria, fino anche alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, contro stato di emergenza, DPCM Conte, green pass, green pass rafforzato e ora obbligo vaccinale, il che, trattandosi di vaccini approvati sotto condizione di sperimentazione dall’EMA, rappresenta un’esplicita violazione del Codice di Norimberga. In tale quadro, è emersa ai nostro occhi la questione del diritto di disobbedienza alle leggi giuridicamente nulle, dato che le leggi che si pongono contro le dichiarazioni internazionali dei diritti sono nulle di pieno diritto e rappresentano veri e propri fatti illeciti (illeciti costituzionali), il che a nostro avviso rinnova la teoria della disobbedienza civile, in quanto questa non richiede più nemmeno fondamenti morali, dato che i principi supremi del diritto, legati alla questione dei diritti umani, rappresentano ormai quel fondamento di diritto positivo, che consente al cittadino di puramente e semplicemente ignorare la legge ingiusta, non in quanto moralmente “ingiusta”, ma in quanto giuridicamente nulla e illecita dal punto di vista dello stesso diritto positivo.