Demanio

In un’ottica geo-libertaria, il demanio rappresenta oggi la Terra comune di diritto positivo. In termini tecnici, il demanio è vero e proprio capitale comune ai cittadini, dato che sono i cittadini, e non, si badi bene, lo Stato, gli autentici titolari del demanio, come la dottrina ritiene da moltissimo tempo(cfr. in particolare Lorenzo Meucci, Instituzioni di diritto amministrativo, V ed., Torino, 1905, cit. in Mario Esposito, I fondamenti costituzionali del demanio, Torino, Giappichelli, 2018, 131, n. 94), il che consegue al fatto che il demanio è una pertinenza della sovranità, e il popolo, e non lo Stato, è l’autentico depositario della sovranità ai sensi dell’art. 1, c. 2, Cost. Già i grandi giuristi bolognesi del medioevo, del resto, ritenevano che questi “beni della corona”, inalienabili da parte del sovrano, pena la violazione del giuramento di incoronazione, fossero in ultima analisi riconducibili al “popolo”, anche perché, in base alle Sacre Scritture, “Dio ha donato la Terra in comune agli uomini”.

In quanto capitale comune ai cittadini, il demanio non deve rappresentare un peso, ma una risorsa da valorizzare economicamente e finanziariamente a vantaggio dei cittadini: ciò significa che la valorizzazione del demanio è anche l’unica politica davvero anti-tasse e anti-fisco oggi immaginabile, dato che trasforma la ricchezza, di cui lo Stato è solo custode, come fonte di guadagno dei cittadini e non di loro impoverimento.

Il primo passo di questo processo è rappresentato dalla contabilizzazione del demanio nel conto generale del patrimonio, così come previsto, superando antichi pregiudizi, dall’art. 14, c. 2, del Decreto Legislativo 7 agosto 1997, n. 2799 (Legge finanziaria Ciampi). Che cosa sia “demanio”, ossia ricchezza formidabile, è rappresentato dall’art. 822 c.c., infatti, “Appartengono allo Stato e fanno parte del demanio pubblico il lido del mare, la spiaggia, le rade e i porti; i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque definite pubbliche dalle leggi in materia; le opere destinate alla difesa nazionale. Fanno parimenti parte del demanio pubblico, se appartengono allo Stato, le strade, le autostrade e le strade ferrate; gli aerodromi; gli acquedotti; gli immobili riconosciuti di interesse storico, archeologico e artistico a norma delle leggi in materia; le raccolte dei musei, delle pinacoteche, degli archivi, delle biblioteche; e infine gli altri beni che sono dalla legge assoggettati al regime proprio del demanio pubblico”

A tutto ciò si deve aggiungere, in base alla giurisprudenza della Corte Costituzionale, l’etere, nonché il valore dei grandiosi know how, di cui lo Stato dispone in tutti i settori in cui esprime capacità e potenza in termini di beni immateriali, dei quali sono parte le immani e colossali banche dati in mano dello Stato e di ciascun ente pubblico, nonché il patrimonio indisponibile e disponibile di cui all’art. 826 c.c..

Si tratta, quindi, di un poderoso capitale naturale e artificiale, fisso e circolante, materiale e immateriale, di valore inestimabile (al quale aggiungere quelle del patrimonio in senso più lato, ad esempio tutte le infrastrutture, opere pubbliche e simili), che appartiene direttamente ai cittadini.
Un’altra conseguenza di tutto ciò è che occorre battersi contro la predazione del demanio dei cittadini da parte del grande capitale parassitario, come è avvenuto da parte di Diego Della Valle della Tod’s con il Colosseo e il suo marchio: con il pretesto di pochi lavori di manutenzione, già autonomamente compensati, infatti, Della Valle ha ottenuto la concessione gratuita del marchio del Colosseo per 15 anni, prorogabili per altri 15, e il Partito Libertario, attraverso anche la Lega 822, che noi stessi abbiamo costituito, ha intrapreso un’iniziativa presso la Soprintendenza del Colosseo per fare dichiarare la nullità di tale concessione depredatoria e delinquenziale.

Va ricordato, tra le nostre iniziative sulla manteria, anche l’esposto alla Procura Regionale della Corte dei Conti della Lombardia, presentato da nostro Presidente avv. Fabio Massimo Nicosia e dall’allora consigliere comunale milanese Marco Cappato, per la valorizzazione a vantaggio della cittadinanza milanese dello stadio “Giuseppe Meazza” di San Siro, fonte di utili per privati sotto forma di diritti televisivi di discutibile legittimità, diritti di immagine e sponsorizzazioni.

Sperando che la “pandemia” non assorba totalmente le nostre energie, ci riserviamo di assumere sempre nuove iniziative su questa materia, anche attraverso la costituzione di gruppi di lavoro e di presa di contatto con esperti ed enti locali, anche nella prospettiva del federalismo demaniale, che deve essere ragione di arricchimento dei cittadini, e non di loro impoverimento attraverso questo o quell’espediente di carattere fiscale.